ANTIDEPRESSIVI: killer o
placebo?
Il Dipartimento di Psicologia dell’Università di
Hull, in Gran Bretagna, ha reso noti in questi giorni i risultati di una
sperimentazione sui più popolari farmaci antidepressivi.
“La differenza tra il miglioramento dei pazienti
che prendono placebo e quelli che assumono antidepressivi non è significativa”
– spiega I. Kirsch, direttore del dipartimento – “Quindi le persone che
soffrono di depressione possono migliorare senza trattamenti chimici”.
Pronta la replica del neurologo Rosario Sorrentino,
direttore dell’Ircap (Istituto di ricerca e cura attacchi di panico) della
Clinica Pio XI di Roma: “Mi sembra l’ennesima offensiva di una parte della
psicologia che sta perdendo colpi e che cerca di risalire la china a suon di
scoop. I medicinali sono fondamentali per la cura di patologie come la
depressione”.
A onor del vero, i dubbi sull’efficacia dei farmaci
antidepressivi provengono da studi diversificati e interdisciplinari.
Questa, ad esempio, è la storia del Prozac.
Prodotto dalla casa
farmaceutica di George Bush, la Eli
Lilly, il Prozac è il terzo farmaco più venduto al mondo. Usato per curare la
depressione, i disturbi ossessivo-compulsivi, la bulimia nervosa e gli attacchi
di panico, contiene un principio attivo, la Fluoxetina, che può provocare
svariati effetti collaterali ancora non adeguatamente indagati.
Nel 1987, due mesi prima che la
FDA (Food and Drug Administration) ne approvasse la vendita, 27 persone erano
morte durante test clinici controllati. Quindici di esse si erano suicidate,
sei erano morte di overdose, quattro erano state uccise con un colpo di arma da
fuoco e due erano annegate. Tutte avevano avuto a che fare con il Prozac. Nel
1991 il dirigente della FDA, Paul Leber, disse di “aver esaminato un gran numero
di relazioni sfavorevoli all’assunzione del Prozac” (più di 15.000), ma esse
vennero liquidate come documenti dal “valore limitato”. Nel 1992 quel numero
era salito a 28.600, con altre 1700 morti.
Thomas Hamilton, l’omicida dei
bambini di Dunblane, in Scozia, assumeva Prozac, e Eric Harris, uno degli
adolescenti della sparatoria della Columbine High School, assumeva il farmaco
Luvox, che appartiene alla stessa categoria del Prozac.
Legittimo sospettare che qualcosa
in questo farmaco non funzioni a dovere: killer o placebo che sia, ben vengano le ricerche volte a chiarirne gli
effetti e la reale utilità.
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