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venerdì 12 ottobre 2018


ANTIDEPRESSIVI: killer o placebo?



Il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Hull, in Gran Bretagna, ha reso noti in questi giorni i risultati di una sperimentazione sui più popolari farmaci antidepressivi.
“La differenza tra il miglioramento dei pazienti che prendono placebo e quelli che assumono antidepressivi non è significativa” – spiega I. Kirsch, direttore del dipartimento – “Quindi le persone che soffrono di depressione possono migliorare senza trattamenti chimici”.
Pronta la replica del neurologo Rosario Sorrentino, direttore dell’Ircap (Istituto di ricerca e cura attacchi di panico) della Clinica Pio XI di Roma: “Mi sembra l’ennesima offensiva di una parte della psicologia che sta perdendo colpi e che cerca di risalire la china a suon di scoop. I medicinali sono fondamentali per la cura di patologie come la depressione”.
A onor del vero, i dubbi sull’efficacia dei farmaci antidepressivi provengono da studi diversificati e interdisciplinari.
Questa, ad esempio, è la storia del Prozac.
Prodotto dalla casa farmaceutica  di George Bush, la Eli Lilly, il Prozac è il terzo farmaco più venduto al mondo. Usato per curare la depressione, i disturbi ossessivo-compulsivi, la bulimia nervosa e gli attacchi di panico, contiene un principio attivo, la Fluoxetina, che può provocare svariati effetti collaterali ancora non adeguatamente indagati.
Nel 1987, due mesi prima che la FDA (Food and Drug Administration) ne approvasse la vendita, 27 persone erano morte durante test clinici controllati. Quindici di esse si erano suicidate, sei erano morte di overdose, quattro erano state uccise con un colpo di arma da fuoco e due erano annegate. Tutte avevano avuto a che fare con il Prozac. Nel 1991 il dirigente della FDA, Paul Leber, disse di “aver esaminato un gran numero di relazioni sfavorevoli all’assunzione del Prozac” (più di 15.000), ma esse vennero liquidate come documenti dal “valore limitato”. Nel 1992 quel numero era salito a 28.600, con altre 1700 morti.
Thomas Hamilton, l’omicida dei bambini di Dunblane, in Scozia, assumeva Prozac, e Eric Harris, uno degli adolescenti della sparatoria della Columbine High School, assumeva il farmaco Luvox, che appartiene alla stessa categoria del Prozac.
Legittimo sospettare che qualcosa in questo farmaco non funzioni a dovere: killer o placebo che sia,  ben vengano le ricerche volte a chiarirne gli effetti e la reale utilità.



Meglio ancora se tutti, psicologi e psichiatri, neurologi e analisti, collaboriamo per una scienza medica libera e senza preclusioni verso approcci terapeutici alternativi.


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