“..allora, io ero là, sulla più alta delle montagne, e tutto intorno a me c'era l'intero cerchio del mondo. E mentre ero là, vidi più di ciò che posso dire e capii più di quanto vidi; perché stavo guardando in maniera sacra la forma spirituale di ogni cosa, e la forma di tutte le cose che, tutte insieme, sono un solo essere. E io dico che il sacro cerchio del mio popolo era uno dei tanti che formarono un unico grande cerchio, largo come la luce del giorno e delle stelle, e nel centro crebbe un albero fiorito a riparo di tutti i figli di un'unica madre e di un unico padre. E io vidi che era sacro.. E il centro del mondo è dovunque..” (Alce Nero)
Una delle
principali notizie comparse sui giornali di tutto il mondo lo scorso 1 dicembre
è stato l’”acquisto” da parte della Indian
Land Tenure Foundation, per 9 milioni di dollari, di un appezzamento di
terreno sulle Black Hills, una
regione del South Dakota (USA), considerata dai nativi americani una terra
sacra.
La zona,
chiamata dai Sioux “Paha Sapa”, era di proprietà di una coppia di privati che
all’inizio dell’anno l’aveva messa in vendita. Dopo la sollevazione delle tribù
indiane, che si sono subito rimboccate le maniche e hanno fatto di tutto,
riuscendoci, per riprendersi la terra dei loro avi, l’asta era stata bloccata.
In questa zona sono state girate molte scene del film di Kevin Kostner,
vincitore di 7 premi Oscar, “Balla coi lupi”, nel 1990. E non lontano da qui, a
Little Big Horn, i soldati del settimo cavalleggeri del tenente Colonnello
Custer vennero sconfitti dai guerrieri indiani.
La terra del
South Dakota è abitata dai nativi americani fin dal 7000 a. C. Oggi ci vivono più di 62mila pellerossa.
Molti di loro sono Dakota, Lakota o Nakota (dai tre dialetti della stessa
lingua parlati dalle varie tribù). Meglio conosciuti con il nome di Sioux. E il
loro spirito di vita rimane quello di sempre: l’equilibrio nel rispetto delle
leggi dell’universo. Un equilibrio raggiungibile perseguendo "woksape"
(saggezza), "woohitika" (coraggio), "wowacintanka"
(fortezza) e "wacantognaka" (generosità).
Molte tribù
indiane credono che la storia della loro nascita dipenda proprio dalle Black
Hills, una catena di imponenti montagne del South Dakota. Il punto più alto
delle Black Hills raggiunge i 2.200 metri. Il picco - Harney Peak – si trova
all’interno del deserto di Alce Nero (dal nome di un capo Lakota). Sulle Black
Hills si trova anche il Mount Rushmore National Memorial: quelle enormi
sculture che rappresentano i volti di quattro presidenti statunitensi (George
Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosvelt e Abraham Lincoln) incastonati
nella montagna. A nord est delle Black
Hills sorge il Bear Butte: un sito
di grande significato spirituale per le tribù dei nativi americani delle pianure del South Dakota. Qui
infatti vengono ancora celebrate cerimonie religiose e riti di iniziazione.
Il Crazy Horse
Memorial – che si trova nelle Black Hills – è una enorme scultura che emerge
dal fianco di una montagna. Rappresenta Cavallo Pazzo, il leggendario capo dei
Lakota.
La storia di
questo sito è piuttosto turbolenta: nel 1868, al termine delle famose guerre
tra le tribù indigene e i soldati americani, venne stabilito un trattato di
pace, secondo cui quella terra sarebbe stata affidata agli indiani. Pochi anni
dopo, però, il Congresso violò quel trattato di pace con una legge con cui
concedeva quella terra ai cercatori d’oro, accorsi in massa dopo la scoperta di
molte pepite in quella parte del South Dakota.
Da allora
cominciò una lunghissima vertenza legale e politica, culminata nel 1980 con una
storica sentenza della Corte Suprema che stabilì una volta per tutte che quella
terra era stata occupata illegalmente dall’uomo bianco. Per il risarcimento dei
danni, i giudici stabilirono che lo stato dovesse pagare la cifra di 100
milioni di dollari in favore dei Sioux. Ma le tribù di Black Hills decisero di
rifiutare quel denaro, sostenendo che la loro terra non poteva essere oggetto
di una compravendita.
Anche oggi, dopo il felice ritorno di queste
terre ai residenti originari, resta di fatto il dubbio se una terra sacra possa
essere comprata o venduta e se questa transazione sia stata legittima.
Questa vicenda
è emblematica e testimonia la profonda aspirazione di tutti i popoli ad
onorare, all’interno dei propri spazi territoriali, un luogo dedicato alla
spiritualità, all’incontro con il Divino e alla celebrazione dei valori e dei
principi universali della pace e dell’unione con tutti gli esseri.
Nel nord
Europa, uno dei luoghi più carichi di significato religioso e spirituale è Stonehenge,
un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury, nello Wiltshire,
Inghilterra, sulla Piana di Salisbury. È composto da un insieme circolare di
grosse pietre erette, conosciute come megaliti.
Il luogo è
stato aggiunto alla lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1986. Le
pietre di Stonehenge sono allineate con un significato particolare ai punti di
solstizio ed equinozio. Di conseguenza, alcuni sostengono che Stonehenge
rappresenti un "antico osservatorio astronomico", anche se
l'importanza del suo uso per tale scopo è dibattuta.
Stonehenge è
attualmente luogo di pellegrinaggio per molti seguaci del Celtismo, della Wicca
e di altre religioni neopagane, e fu teatro di un festival musicale libero
negli anni tra il 1972 e il 1984.
La sua nascita
è associata alla leggenda di Re Artù. Goffredo di Monmouth racconta che il mago
Merlino trasportò i blocchi di pietra dall'Irlanda, dove erano stati posti sul
Monte Killaraus da Giganti che portarono le pietre dall'Africa. Dopo essere
stato ricostruito vicino ad Amesbury, Goffredo narra come, prima Uther
Pendragon, e poi Costantino III, vennero seppelliti all'interno dell'anello di
pietre. I Druidi utilizzavano queste enormi pietre come templi sacri dove si
recavano a pregare.
Nell’Islam il luogo sacro per
eccellenza è rappresentato dalla Mecca. Il
pellegrinaggio alla Mecca è il quinto pilastro dell'Islam: ogni musulmano ha
l'obbligo di recarvisi almeno una volta nella vita se i suoi mezzi glielo
consentono. Il pellegrinaggio si svolge tra l'ottavo e il tredicesimo giorno
del mese di Dhu
l-hijjah. Esso costituisce un evento importante nella vita del
credente, rappresentando un mezzo di purificazione. Nel viaggio verso e attorno
la casa di Dio, l'uomo chiede perdono per i suoi peccati e viene purificato
attraverso il suo pentimento e la celebrazione di alcuni riti religiosi. Il
musulmano, dopo il pellegrinaggio, porta il titolo meritorio di Hajji, e
dovrebbe tendere da quel momento in poi verso una vita devota. Il luogo del
pellegrinaggio è la grande moschea della Mecca che comprende la Ka'bah e la
fonte di Zamzam.
La Ka'bah è un edificio cubico situato più o meno al centro del grande cortile
della moschea; nel suo lato orientale è collocata la pietra nera, un blocco di minerale di colore nero e di origine
sconosciuta (la tradizione vuole che l'abbia portata sulla terra l'arcangelo
Gabriele dal paradiso terrestre), già sacro ad Abramo e agli arabi preislamici,
a cinque piedi dal suolo, in un castone d'argento. Essa è oggetto di venerazione
ma non di adorazione. Scriveva il viaggiatore arabo-andaluso Ibn Jubayr nel
1184: "Mirare questo santuario e la Venerata Casa è cosa terribile che
riempie gli animi d'estasi e rapisce i cuori e gli intelletti. La pietra nera è
dal suolo sei palmi e per baciarla chi è alto si china verso essa e chi è basso
si allunga. Essa è fasciata da una lamina d'argento, il cui bianco lucente
brilla sul lustro nero della pietra.
Quanti fanno i giri della Ka’ba, vi si gettano sopra come fanno i figlioli sulla madre affettuosa. . . "
Quanti fanno i giri della Ka’ba, vi si gettano sopra come fanno i figlioli sulla madre affettuosa. . . "
A Roma, tra i
numerosi siti della spiritualità cristiana, interessanti anche per la continuità del culto
religioso che vi si praticava nei secoli precedenti alla loro edificazione, c’è
La Basilica di Santa Maria sopra Minerva e la Basilica di San Paolo fuori le
mura. La basilica di Santa Maria sopra Minerva
ospita le spoglie di Santa Caterina da Siena e del pittore mistico Beato
Angelico, proclamato «Patrono universale degli artisti» nel 1984. Fu nel
convento adiacente alla chiesa che, il 22 giugno 1633, il padre dell'astronomia
moderna Galileo Galilei, sospettato di eresia, abiurò le sue tesi scientifiche.
Si ritiene che la chiesa sia sorta sopra il tempio
di "Minerva Chalcidica", costruito da Domiziano nel Campo
Marzio.
Nell’iscrizione
sopra l’arco trionfale della Basilica di San Paolo fuori le mura, è riportato: TEODOSIVS CEPIT PERFECIT ONORIUS AVLAM DOCTORIS MVNDI
SACRATAM CORPORE PAVLI (= Teodosio iniziò, Onorio portò a termine questo
tempio, santificato dal corpo di Paolo, dottore del mondo). Dal 1300, data del primo Anno Santo, fa
parte dell'itinerario giubilare per ottenere l'indulgenza e vi si celebra il
rito dell'apertura della Porta Santa.
Quest’area, al
2º miglio della Via Ostiense, era occupata un tempo da un vasto cimitero subdiale (da sub
divos = sotto gli dèi, vale a dire a cielo aperto), in uso costante dal I°
secolo a.C. al III secolo d.C., sporadicamente riutilizzato, soprattutto per la
costruzione di mausolei, fino alla tarda antichità. È in quest’area
sepolcrale che, come qualsiasi condannato a morte, la tradizione afferma che
Paolo di Tarso sia stato sepolto dopo aver subito il martirio.
Anche le
origini della psicoterapia occidentale rivelano un antico passato legato ad
istanze di tipo mitico-religioso collegate ai luoghi di culto. Il tema della
“cura degli affetti” è antico quanto la civiltà stessa, ed i tentativi empirici
del “prendersi cura” della sofferenza emotiva e dei disturbi psichici erano
parte integrante dei sistemi medici tradizionali dell’antichità. Il paradigma
fondante della Physis era il Sacro,
e sia la patologia che la possibilità di risolverla erano ricondotte,
simbolicamente, a tale categoria. Diffusi in tutta la Grecia erano i templi di
Esculapio, figlio di Apollo e Coronide e semidio tutelare della Medicina. Nei
grandi santuari di Pergamo e di Epidauro, i sacerdoti di Esculapio accoglievano
i malati-pellegrini, che avevano iniziato tempo prima il loro “viaggio”, fisico
e simbolico, verso la guarigione. All'interno di un'atmosfera ieratica e ricca
di simbolismi, il questuante veniva posto a dormire nel tempio, dove,
attraverso i sogni notturni inviati da Esculapio o da Apollo, prendevano forma
le indicazioni degli Dei finalizzate al recupero della salute. Le
interpretazioni dei sacerdoti permettevano quindi di ricondurre ad un livello
operativo le istanze simboliche rappresentate nei contenuti onirici prodotti in
tale contesto sacrale.
“Tra le
distese d’acqua sono l’oceano (Bhagavad-gita X.24)….. Tra le montagne
sono Meru (Bhagavad-gita X.23)….. Tra le masse inamovibili sono
l’Himalaya (Bhagavad-gita X.25)….. e tra i corsi d’acqua sono il Gange (Bhagavad-gita
X.31)”, proclama Shri Krishna nella Bhagavad-gita.
Il Gange,
grande fiume del subcontinente indiano che scorre verso oriente attraversando le
pianure del nord dell'India e il West Bengala, è adorato nella sua forma
personificata della dea Ganga.
Nel suo libro Discovery
of India, Jawaharlal Nehru scrive: “Il Gange, soprattutto è il fiume
dell'India, che ha preso prigioniero il cuore degli indiani e ne ha attratto
innumerevoli milioni alle sue rive fin dagli albori della storia. La storia del
Gange, dalla sua sorgente al mare, dai tempi antichi ai nuovi, è la storia
della civiltà e della cultura dell'India, della nascita e della caduta di imperi,
di grandi e fiere città, dell'avventura dell'uomo…”
Secondo la
tradizione induista, bagnandosi nel fiume (in particolare in talune occasioni)
si può ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza.
Le abluzioni mattutine e serali sono normalmente effettuate presso alcune
strutture dedicate costituite da scalinate che terminano nel fiume, dette ghats. Molte persone compiono lunghi
viaggi per immergere le ceneri della cremazione dei loro familiari nelle acque
del Gange; si crede che questa immersione possa far salire l'anima al cielo.
Numerosi luoghi sacri della civiltà indovedica si trovano lungo le sponde del
fiume Gange, tra cui Haridwar e Varanasi. Le antiche scritture ricordano che
l'acqua del Gange porta le benedizioni dei piedi del Signore Vishnu; quindi la
Madre Gange è anche conosciuta come Vishnupadi, che significa
"proveniente dai piedi di loto del Signore Supremo, Sri Vishnu".
La mitologia
indiana afferma che Ganga, figlia di Himavan, re della montagna,
aveva il potere di purificare tutto ciò che toccava.
L'Himalaya,
detta anche “Tetto del Mondo”, è
una catena montuosa dell'Asia, che separa India, Pakistan, Nepal e Bhutan dalla
Cina. È lunga circa 2.400 km per una larghezza di circa 100/200 km.
Vi sono
comprese le più alte vette del mondo, come il Monte Everest (8848 m), il K2
(8611 m) ed il Kanchenjunga (8589 m). In lingua sanscrita, Himalaya significa
la Dimora delle Nevi Eterne.
I toponimi
usati per individuare i monti himalayani sono in genere formati da radici
nepalesi, tibetane, turchestane e sanscrite, combinate talvolta in modo ibrido
tra loro, e possiedono una notevole capacità espressiva ed una ricca
condensazione di significati. Ad esempio: Gosainthan,
il luogo dei santi, Trisul, il
tridente (simbolo di Shiva), Indrasan,
il trono di Indra, Manaslu, la
montagna dello spirito, Chomo Lungma
(rinominato Everest), la dea madre della terra, Annapurna, la dea delle messi e dell'abbondanza, Ama Dablam, la madre che abbraccia.
Non è
certamente un caso se antichi popoli, su entrambi i versanti della catena
himalayana, hanno sempre identificato le più alte montagne del mondo come la
sede dei loro dei. Ancora oggi, seguendo un'antica tradizione, vige l'usanza
nelle spedizioni alpinistiche di fermarsi un metro sotto la vetta per un senso
di mistico rispetto e di deferente omaggio verso la casa di Dio.
Diceva
François Mauriac: “Non si possono nutrire pensieri cattivi al di sopra di una
certa altitudine”.
A proposito della potente e
benefica influenza dei luoghi santi, non può sfuggire come il testo sacro per
eccellenza della Tradizione Indovedica, la Bhagavad-gita, si apra con un canto intitolato “Sul campo di
battaglia di Kurukshetra” ed esordisca con lo shloka:
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