Strettamente
collegato ai simboli della Notte, della Passività e del lato femminile della
personalità (l’Ombra e l’Inconscio), il
sonno rappresenta il momento nel quale si sperimenta la vita in assenza di una
coscienza vigile e reattiva.
L’organismo
si ritira in sé, sospende il rapporto con gli stimoli ambientali, riduce il suo
metabolismo basale e, al contempo, rigenera spontaneamente i suoi tessuti.
Si
configura quindi come un momento di morte/rinascita: è la morte del giorno
appena trascorso, l’eclissi dello stato di veglia, il cadere in balìa di forze
e di dimensioni sconosciute; è la preparazione del nuovo giorno, l’embrione di
una nuova coscienza, il seme della nuova persona che nel buio della notte si
appresta ad assistere al sorgere del sole.
Nella
mitologia greca il dio Sonno, chiamato Hypnos,
è il figlio della Notte primordiale e fratello di Eros (Amore) e Thanatos
(Morte).
Durante
il sonno il cervello compie straordinarie azioni che sono impossibili durante
lo stato diurno di veglia: archivia, elabora, riordina la nostra attività di
pensiero e i contenuti emotivi e affettivi, agendo in modo automatico e
basandosi su una sapienza che la materia biologica ha sviluppato in milioni di
anni.
Mentre
il cervello cosciente è sempre pieno di dubbi e conflitti, quello inconscio,
notturno, sa sempre cosa fare e sa che cosa è bene per ognuno di noi. In tal
senso, evoca la figura della Grande Madre
nella sua accezione positiva: accoglie, nutre, cura e protegge, anche se
contiene sempre un aspetto negativo, terribile, che si manifesta negli incubi e
che si esprime nella paura del sonno, ben rappresentata da un sintomo come
l’insonnia.
Studi
recenti hanno confermato la saggezza di un modo di dire popolare e antico, quel “Dormiamoci
sopra” riferito ai momenti di dubbio, quando non si riesce a risolvere un
problema, quando si fa notte e ci si affida al sonno come momento
potenzialmente risolutivo. Sembra infatti che l’attività neurologica cerebrale
durante il sonno attivi capacità di intuizione, di soluzione e addirittura di
scelta, rispetto a problemi che il cervello cosciente non riesce a sciogliere.
Il
sonno, inoltre, fa parte dei bisogni primari dell’organismo e non può essere
demandato oltre un certo tempo, in genere le sessanta o settanta ore.
Ciò
indica sia l’impossibilità dell’uomo di separarsi dalla dimensione del riposo che
l’impossibilità della coscienza di staccarsi dall’inconscio e di farne a meno.
Rappresenta quindi la casa a cui tornare quotidianamente per ripartire ogni
mattina incontro alla vita.
Attraverso
il sogno, infine, il sonno svolge funzioni di riequilibrio nervoso, di
elaborazione di alcune tematiche inconsce e di contatto con le dimensioni più
profonde della psiche.
Il
sonno attraversa due fasi: quella REM (sonno più leggero) e quella non-REM
(sonno lento profondo).
Nella
fase REM si verifica l’esperienza del sogno,
uno stato psichico che rappresenta una specie di espulsione – attraverso
immagini e pensieri – di una quota energetica altrimenti in eccesso e di
“scorie” di quanto assorbito e vissuto nella giornata appena trascorsa.
In molte tradizioni il sonno è stato paragonato a
una “piccola morte” che avviene ogni giorno nella vita di ogni essere umano,
necessaria per sopravvivere e rigenerarsi.
In questa analogia tra sonno e morte si può
rintracciare anche il simbolo centrale dei disturbi del sonno, la difficoltà a
“morire ogni giorno”, ad accettare l’alternarsi del giorno e della notte, di cui hanno assoluto
bisogno sia il corpo che la mente per potersi rinnovare.
L’intuizione circa il potere di trasformazione del
sonno è stato ben compreso e descritto nei testi della tradizione indovedica,
dove troviamo varie ed approfondite spiegazioni sui quattro principali stati di
coscienza individuale: lo stato di veglia, di sogno (svapna), di sonno senza sogni (nidra)
e lo stato di super-coscienza (turiya).
Nello stato mentale di sonno, definito da
Patanjali negli Yoga Sutra “vritti
senza contenuto”, l’individuo sperimenta una condizione di profondo benessere. Le vritti,
le onde psichiche che disturbano e modificano il campo mentale - seppure
sussistano in una forma latente, poiché sono ancora presenti nella memoria
inconscia le impressioni (samskara)
dalle quali esse derivano - tendono a placarsi.
Il sonno apporta così ristoro e serenità a tutto
il sistema nervoso. La vritti, non avendo contenuti, culla la mente senza
affaticarla.
In tempi più recenti, un conosciuto maestro
indiano, ispirandosi al fenomeno dell’apprendimento in stato di coscienza “rallentato”
- caratterizzato dalla presenza di onde delta nell’EEC, tipiche dello stato di
sonno profondo - ha ribattezzato alcune antiche tecniche di rilassamento con il
nome di “Yoga Nidra”, alle quali si
ispira anche il più moderno Training autogeno. Tali tecniche affrontano aspetti che non riguardano solo il
rilassamento fine a sé stesso, ma mettono in atto esperienze di risveglio dello
stato dell’attenzione e della consapevolezza,
consentendo un’indagine conoscitiva profonda, paragonabile a quella
della meditazione, nella quale il soggetto arriva a sperimentare stati di
coscienza inusuali, e si ritrova a stretto contatto con la sua essenziale
natura.
La Mandukya Upanishad,
riferendosi a questo stato situato al di là della coscienza vigile e del
dormire sognando, afferma:
“Il terzo aspetto del Sé è
la Persona Universale nel sonno senza sogni, il prajna. Esso non conosce ansie né conflitti, è stato chiamato
beato. Prajna è il Signore di
tutto. Egli conosce tutto. La sfera del prajna
è il sonno profondo in cui tutte le esperienze diventano fuse e
indistinguibili, è una massa di conoscenza, è pieno di beatitudine, è il
sentiero che conduce alla conoscenza degli altri stati”.
Per favorire e mantenere in equilibrio questa importante funzione
psicofisica la Medicina Psicosomatica offre vari suggerimenti:
- Per chi fa fatica ad
addormentarsi, è determinante ricontattare il corpo e allentare il controllo
razionale attraverso tecniche di rilassamento di tipo prevalentemente mentale
(come la distensione immaginativa o la Visualizzazione Meditativa Psicodinamica) o corporee (come il
massaggio);
- Chi si sveglia nel cuore della
notte deve comprendere la necessità di porre mano a problematiche irrisolte che
possono riguardare eventi quotidiani o urgenze più profonde legate a conflitti
che stanno emergendo. Scrivere i sogni e farsi aiutare a comprenderne il
significato può essere un’utile bussola per
orientarsi dentro di sé;
- Chi si sveglia troppo presto ha bisogno di
uscire dallo schema di giornata e di vita nel quale è meccanicamente calato da
tempo. C’è qualcosa che crea ansia negli impegni del giorno seguente, qualcosa
che non piace nei contenuti o nei modi, qualcosa di troppo. Un breve periodo di
vacanza è senz’altro indicato per ritemprarsi e riorganizzare il proprio tempo
in modo meno stressante.
In tutti questi casi la medicina naturale suggerisce l’impiego di
erbe come passiflora e tiglio, ma anche integratori alimentari come melatonina
e vitamine del gruppo B. E’ invece sconsigliabile l’utilizzo di psicofarmaci
ipnotici (i cosiddetti sonniferi), da prendersi solo in caso di effettiva
necessità e per non più di tre/quattro settimane consecutive.
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